Storia del Comune

Profilo storico di Cogollo del Cengio

Descrizione

EPOCA ROMANA E PRE-LONGOBARDA

Cogollo del Cengio è un piccolo centro che sorge ai piedi dell’Altopiano di Asiago, all’ingresso della Valle dell’Astico, con un territorio distribuito tra pianura e montagna come riporta il Maccà: “Cogolo è villa situata in monte, colline e piano; la maggior parte però di essa è montuosa”.
Come tutti i piccoli comuni delle valli pedemontane lontane dalle città quali Vicenza, Padova, Treviso, scarsa è la documentazione scritta disponibile prima dell’epoca medievale, come anche l’esistenza di manufatti e reperti. 

I primi documenti scritti sui quali compaiono toponimi che si riferiscono a Cogollo sono di epoca medievale, tuttavia questi documenti fanno riferimento a realtà consolidate, è quindi plausibile pensare che i primi insediamenti fossero anteriori a tale epoca.

Cogollo romana?.. Cogollo Longobarda?

Gli insediamenti preistorici trovati in loc. Campiluzzi in Comune di Arsiero, come anche l’insediamento di Rotzo testimoniano la presenza dell’uomo fin dalla preistoria…. Quindi non è senz’altro da scartare l’ipotesi della presenza di popolazioni in queste zone, anche se non necessariamente stanziali come sostiene Simeone Zordan “nelle nostrevalli non c’erano ancora delle popolazioni stabili. (epoca pre longobardandr)
La Valle dell’Astico era segnalata come zona dedita alla pastorizia.
Dobbiamo ritenere che tutte le terre di fondo valle, tutto quell’apparato morenico formante le così dette campagne di Arsiero, Cogollo, Caltrano, così pure i bassi versanti dei monti e le rive dell’Astico non erano coltivate.
Erano terreni incolti, coperti di erbe selvatiche, di rovi, privi di strade, adatti al pascolo dei numerosi greggi di stanza e di passaggio.
L’unico segno di vita era rappresentato dai pastori che salivano con iloro greggi, che stanziavano per periodi di tempo e che si dedicavano all’allevamento delle pecore, alla produzione e al commercio della lana” 

Questa interpretazione avvalorerebbe il significato attribuito ad alcuni toponimi locali quali il nome stesso di Cogollo che potrebbe derivare dal latino “Cucullus”, termine indicante una sorta di mantello con cappuccio utilizzato dai pastori, o dal latino medievale “Cubulum”ossia riparo, covo, grotta.

logo comune
Questo potrebbe suffragare la tesi di chi sostiene che lo stemma del Comune rappresenti una sorta di rifugio roccioso oppure dei mucchi di pietre utilizzati dagli agricoltori per segnare i confini dei campi.
Meno considerata è la tesi che lo stemma rappresenti semplicemente una pila diforme di formaggio ordinatamente disposte che testimoniano l’attività prevalente legata alla pastorizia. 

La disputa sulla presenza di popolazioni stanziali prima del medioevo comunque rimane aperta, perché la mancanza di documentazione non può invalidare una rivisitazione che consideri gli avvenimenti che sfiorano le nostre valli nei secoli precedenti.

Le popolazioni abitanti l’attuale Veneto, prima gli Euganei e poi i Paleoveneti, la cui presenza nell’Alto vicentino è testimoniata da numerosi ritrovamenti avvenuti lungo la Pista dei Veneti, che correva ai piedi delle Prealpi Venete da Magrè, Santorso, Piovene, Rotzo, Caltrano, Cogollo,Lugo, Breganze e Marostica(Serafini/Focolari/Prosdocimi/Leopardi/Costa/Maltese), vennero in contatto coni Romani sicuramente nel II secolo a.C. del quale esistono riscontri; in particolare Augusto, quando decise di dare un nuovo assetto all’Italia unificata, incluse i Veneti nella X Regio Venetia et Histria, che comprendeva quasi completamente le tre Venezie ed una parte della Lombardia.(ManlioCortellazzo)

Nel 141 a.C. Padova e Vicenza dipendevano dalla Repubblica Romana, alla quale iVeneti si erano assoggettati senza lotta e per questo erano trattati con moderazione (Simeone Zordan).

E’ altrettanto plausibile che i Romani di Mario, alla caccia dei Cimbri attorno al 100 a.C. possano essere transitati nelle nostre valli; del loro passaggio rimangono monete, suppellettili e armi ritrovate nel corso degli anni ma anche tracce di attività più stanziali quali lo sfruttamento delle minieredi ferro (loc. Vena di Tonezza), il cui materiale veniva calato a Forni dove esistevano ottimi impianti di fusione (Gasparotto); e quindi, perché nò alla presenza, anche in epoca romana, di qualche fortificazione o di qualche punto di osservazione a controllo dei confini a nord della regione Italia?

E’ certo comunque che i Veneti contribuirono allo sviluppo delle arti edelle lettere latine con due poeti eccellenti, ancora adesso studiati nelle scuole: il padovano Tito Livio e il veronese Catullo.

I BARBARI

Se mai questi avamposti romani sono esistiti, vennero travolti dalle ondate barbariche che dal 400 d.C. calarono in Italia in concomitanza con la fine dell’Impero Romano (476) ma anche a causa della costruzione ad orientedella Grande Muraglia che sbarrò la strada ad ogni migrazione verso est, costringendo queste tribù verso ovest, determinando un grande movimento di popoli ad effetto domino. 

Per primi arrivarono i Visigoti di Alarico che arrivarono fino al Roma (410d.C), seguirono gli Unni di Attila che scesero in Italia in tre riprese,devastando e saccheggiando le terre venete e radendo al suolo città comeOderzo, altino, Padova.
A questi eserciti che operavano solo saccheggi, con gli Eruli di Odoacre(476-493) e successivamente i Goti di Teodorico (493-526), le popolazioni “barbare” entrano i Italia per occupare permanentemente le terre italiane; in particolare Teodorico, grande guerriero ma mediocre amministratore, si circondò avvedutamente di consiglieri romani e le successive leggi emanate da re Rotari, sono infatti scritte non in gotico ma in latino.

I LONGOBARDI

Il regno gotico non durò a lungo; il 2 aprile del 568, guidati da re Alboino(568-572) i Longobardi partirono dalla Pannonia e diedero inizio alla grande campagna d’Italia che durò decenni: Vicenza venne conquistata nell’autunno del 568 mentre Padova 34 anni dopo!!
La calata Longobarda fu una vera migrazione di popoli, infatti al seguito vierano anche Sassoni, Svevi, Turingi e Gepidi, spinti ad est dall’avanzata degli Avari che occupavano i loro territori. 

Per molti storici il periodo Longobardo coincide con l’anno zero dei nostri paesi, perché mentre i romani concentravano nelle città la loroattenzione lasciando l’”Agro”, cioè i territori lontani aloro stessi, i Longobardi organizzarono capillarmente il tessuto sociale intutto il loro territorio e quindi le genti, pur presenti da tempi remoti aglialpeggi e ai pascoli, divennero più stanziali organizzandosi in piccoli villaggi.

L’ordinamento Romano in Prefetture, Provincie e Municipi fu smantellato e nacquero i Ducati (36 in tutta italia), in ognuno dei quali sorsero Corti e Ville.
Il Ducato di Vicenza nacque, secondo il Mantese, nel 602 (anno delladistruzione di Padova) ma molti studiosi ne accreditano la nascita già dalla conquista di Vicenza (568) e in esso si insediarono le popolazioni longobarde assorbendo la popolazione locale formata da pastori .

CASTELLI E CHIESE A COGOLLO

Certamente i primi ad insediarsi furono i militari che, con ogni probabilità,avranno cercato dei punti di difesa e di osservazione; non a caso a Cogollo esiste il toponimo Pra’ della Varda dal longobardo “Warda”che significa “luogo di guardia” (secondo il Mantese questo toponimo è addirittura di origine Gotica); questo luogo è il prato nelle vicinanze della Chiesa parrocchiale di
San Cristoforo nei pressi del colle dell’Olmo, dove, con ogni probabilità, era eretto l’antico Castello.
Anche il torrione di Pedescala, sito nel territorio di Cogollo nella sinistra orografica della valle Dell’Astico rientra in questa ottica di difesa esi pensa che in epoca medievale fosse utilizzato come torre di segnalazione incaso di pericolo essendo in corrispondenza visiva con il castello di Velo.
Alcuni studiosi sostengono che le fondamenta siano di fattura romana.
Sicuramente anche a Cogollo sorse un castello la cui presenza è confermata da idiplomi imperiali e posizionato nell’area soprastante la chiesa parrocchiale di S. Cristoforo, distrutto, molto probabilmente, dagli Ezzelini nella prima metà del 1200.
Oltre al castello, esisteva a Cogollo anche una fortificazione chiamata “rocca” situata in direzione di Mosson e citata nell’inventario dei beni dei Maltraversi del 1282 e in un privilegio imperiale di Enrico II del 1008.
Infine, più a sud, verso l’Astico, sorgeva una “torre divedetta” le cui rovine erano visibili fino alla metà del 1800. (al riguardo nel XVI il conte Caldogno chiese al Doge di Venezia il feudo di“torre antiqua e ruinosa con certi muri in basso verso il torrente Astico”
Altri castelli sorsero a Velo, Arsiero, Caltrano e, attorno ad essi, si formarono i villaggi o Ville, probabilmente aggregando la popolazione presente con le popolazioni longobarde.
E’ questa la più probabile delle ipotesi sull’origine dei nostri paesi.
(Simeone Zordan) 

Un’altra testimonianza della presenza longobarda nella zona Alto Astico– Posina è confermata da alcune chiese e pievi, dedicate a Santi particolarmente venerati da questo popolo dopo la conversione al cattolicesimo(Pavia a. 682).
Tali chiese sono presenti ad Arsiero (S. Michele) a Velo (S. Martino e S,Giorgio) e a Cogollo (S. Agata) che il Mantese attribuisce a “popolazioni dominate da un forte elemento nordico-germanico”.

L’individuazione del periodo di costruzione della chiesetta di S. Agata,in particolare, trova fondamento in un documento del 753 (ritenuto valido dalProf. Mantese) dove si parla della donazione del duca longobardo Anselmo(cognato di Re Astolfo) al monastero benedettino di Nonantola di beni posti“iuxta fluvium Astagum”.

(Chiesetta di Sant’Agata) 

La chiesetta è costruita in aperta campagna ai margini della profonda e caratteristica depressione dove scorre il torrente Astico.
E’ orientata ad est come tutte le chiese primitive, di pianta rettangolare con attigua una probabile area cimiteriale.
E’ una costruzione rozza, senza motivi d’arte; una chiesa povera per cristiani poveri; ma anche una delle più antiche della zona.
Per Cogollo essa costituisce la culla della propria fede cristiana, anzi è stata sempre considerata come la prima chiesa comunitaria. (Simeone Zordan)
Un secondo documento del 1186, lo storico dell’Abbazia di Nanantola (Tiraboschi) parla di cinque masserizie che l’Abbazia possedeva in questa zona.
Ora, accertato che nella seconda metà del VIII secolo, iniziò nell’Alto Vicentino l’opera di catechesi dei monaci benedettini, si propende per accreditare la chiesetta di S. Agata costruita nel secolo VIII. 

Altrettanto antica è la chiesetta di San Zeno (San Zenone), edificata sopra la contrada di Casale e raggiungibile a piedi per il sentiero dei “Ronchi alti”.
Dalla chiesetta, arroccata sulle pendici del Monte Cengio, si può ammirare l’intera conca di Arsiero e Velo, dove confluiscono le valli del Posina e dell’Astico.
La posizione della chiesetta, decentrata rispetto agli abitati di Casale e Schiri-Piangrande conferma che la costruzione non avvenne ad opera dei residenti, che l’avrebbero eretta più vicina alle case, ma come nel caso di S. Agata, è probabile la spinta dall’esterno di realtà religiose.

San Zeno(chiesetta di San Zeno)
Infatti in un documento del 1014, l’Imperatore Enrico II emanava un privilegio in favore del Monastero di S. Zenone di Verona, nel quale si confermano i possedimenti situati in “Comitatu Vicentino”.
Il Mantese commentando questo documento conclude che l’origine di questa chiesetta, come altre nel vicentino va riferita ad antichi possedimenti del celebre monastero veronese e possono sicuramente risalire ad epoche anteriori all’anno 1000.
La festa del Santo, che veniva un tempo celebrata il 17 dicembre, mentre in altri luoghi si celebra in primavera, conferma l’influenza del Monasterodi S. Zeno di Verona che con bolla del 12 settembre 895, stabiliva di riceverela spettanza dei raccolti proprio nella Festa di San Zenone in dicembre.
La Chiesetta fu custodita da eremiti fino al 1700 (Romitorio), poi durante la1° Guerra Mondiale fu usata come rifugio dai soldati italiani; distrutta dai bombardamenti venne poi ricostruita nello stesso posto. 

La presenza dei monaci nonantolani, fin dal già citato anno 753 è la chiave di volta per datare anche altre chiese del territorio, in particolare la chiesetta di San Senesio, costruita sul Colle dell’Olmo, poco sotto l’areadove sorgeva il castello, dai monaci e dedicata a S.Senesio le cui reliquie si trovano a Nonantola.

(Chiesa dell’Olmo) 

Succesivamente con la costituzione della Parocchia di Cogollo la chiesa sarà dedicata ai Santi Cristoforo e Senesio (SS. Christophori et Sinesti deCogolo).
Alcune lapidi poste all’esterno della chiesa, testimoniano l’esistenza di un’area cimiteriale attigua alla chiesa. 

Anche la chiesetta campestre di S. Cecilia, che esistette fino al 1665 è segnodella presenza dei monaci nonantolani.
E’ situata a Mosson, località antica della cui esistenza si trova conferma in un documento del 983 con il quale il vescovo di Vicenza Rodolfo donava dei beni al monastero vicentino dei santi Vito e Modesto: “InMuxune caxale unum”

Santa CeciliaChiesetta di Santa Cecilia)
La chiesetta venne demolita su desiderio di Gregorio Barbarigo, Vescovo diVicenza, e nello stesso luogo, nel 1676, venne edificata l’attuale chiesadi S. Gaetano, tuttora esistente che riporta sul frontale lo stemma del Comunee la scritta “Comunitas Cogoli A.D. 1676 F.F.”
(Zordan S.) 

Storicamente è plausibile pensare che la fortificazione della Valle dell’Astico, sia iniziata proprio con Re Alboino perché era nota l’ambizione dei Franchi, che erano stanziati in Baviera, di calare nella pianura vicentina rinnovando l’alleanza con Bisanzio che controllava ancora le aree costiere.
La via più breve per chiudere l’accerchiamento su Vicenza era la vallata dell’Astico (A. Previtali).

I longobardi dominarono queste vallate per due secoli, prima di essere assorbiti nel regno carolingio di Carlo Magno (774); la loro presenza o meglio,la loro integrazione nel tessuto sociale è testimoniata oltre che date stimonianze di costruzioni (castelli e chiese) anche da toponimi come il giàcitato “Pra della Warda” e da una grande quantità di termini che sono tuttora usati sia a livello dialettale che di lingua italiana e chederivano dal Longobardo; a volte passati nella lingua italiana o nel dialetto senza modifica.
Per citarne alcuni:
Balcòn= finestra, imposta di finestra. Dall’antico germanco“balko” = trave.
Bioto= solo, senza niente dall’antico germanico “Blauz”=nudo,privo di tutto.
Gramo=misero, povero dall’antico germanico “gram”= povero.
Petufare= percuotere, picchiare dal germanico “betu’pfen” =toccare .
Speo=spiedo, dal germanico “speut”, dal cimbro “spiss”che in origine era un ferro lungo per la caccia al cinghiale.
slitta da “slita”
cesta, gerla da “zaina” = sacco a spalla
il dialettale ruspio dal longobardo “ruspi”; bioto da“blauszo”; magon –inteso come peso sullo stomaco –avere il magon dal longobardo “mago”=stomaco
(G. Rigon: “la cultura germanica nell’Alta Valledell’Astico”)

COGOLLO SUI DOCUMENTI

Dell’esistenza di Cogollo si trova riferimenti nei Diplomi rilasciati all’Autorità religiosa dai sovrani che si sono succeduti sul trono delSacro Romano Impero Germanico, organismo che riprese, rispettandolo, il precedente assetto amministrativo su basi feudali dei Ducati Longobardi prima(568-799) e poi delle Contee Carolingie (800-888) con la suddivisione apiramide in Comitatus, (le Contee appunto, Conte=Comes,-itis>Comitatus),estesi come le nostre attuali provincie, ripartite in Curtes, corrispondenti all’incirca alle nostre Circoscrizioni, queste in Villae, aree di limitate dimensioni a base rurale e, ultimi, i casali (attuale loc. Casale?) o residenze, ossia le singole fattorie abitate da coltivatori e artigiani. 

Nel 910 il Vescovo di Vicenza, Vitale, nominato dall’Imperatore Berengario I (888-924) Arcicancelliere dell’impero in sostituzione deldefunto Pietro, Vescovo di Padova, ottenne la donazione della Curtis costituita dalla Valle dell’Astico.
Ed è in questo periodo che si trovano i primi documenti che testimoniano la presenza di insediamenti fissi in zona; infatti l’antica contrada di Mosson è nominata, come già detto, in un privilegio del Vescovo di VicenzaRodolfo, mentre “Cogolo” figura in più liste (del 1339 e del 1389)assieme a “Folone” e Moxone”; l’indicazione separatasta a significare, con ogni probabilità, che in quei tempi le due contradeformavano due ville e due comuni separati da Cogolo. (Maccà –“Storia del territorio vicentino” – Caldogno 1814)

Successivamente il diploma di Ottone III (a.1000) si decreta l’investitura del Vescovo Geronimo, tra gli altri, dei castelli epertinenze di Cogollo, velo Arsiero, privilegi confermati poi con il successivo diploma sempre di Ottobre III (a.1001).
Anche il Diploma di Enrico II (a.1008), nei riguardi dello stesso Vescovo Geronimo, conferma le stesse disposizioni per Cogollo, Velo Arsiero.
Il di Corrado II il Salico (a.1026) rilasciato al Vescovo Tedaldo, conferma ancora la presenza importante dei centri di Cogollo. Velo e Arsiero nella Val’D’Astico.
Segue il Diploma di Enrico IV (a.1084), nei confronti del Vescovo Ezelino; il Diploma di Federico I, il Barbarossa (a.1158) al Vescovo Uberto; il Diploma di Ottone IV (a.1210) che conferma al Vescovo Uberto II le prerogative e i privilegi precedenti per Cogollo, Velo e Arsiero, fino al Diploma di FedericoII (a. 1220) al Vescovo Ziberto, dove si fa riferimento ad alcune Corti delterritorio della Val D’Astico.

I COMUNI, LA RIUNIONE DI S. AGATA e L’”INSTRUMENTUM”

Con la sconfitta dell’imperatore Federico Barbarossa a Legnano dalla LegaLombarda e Veronese (1183) le realtà locali evolvono e acquistano una propria identità: i “casali”, le “Ville” di Caltrano,Chiuppano, Cogollo Velo e Arsiero, diventano liberi Comuni ognuno con il proprio territorio.
Bisognava quindi dividere tra questi Comuni il territorio che, fino ad allora,aveva visto una unica amministrazione .
La riunione nella chiesetta di S. Agata a Cogollo del 31 luglio 1202,rappresenta il riconoscimento di queste identità infatti con la definizione dei confini sulla destra dell’Astico e l’approvazione di alcune convenzioni riguardanti i diritti di pascolo e di legnatico si sancisce ufficialmente la nascita dei Comuni di Arsiero, Velo e Cogollo e,successivamente, dal territorio di Arsiero, dei Comuni di Posina e Tonezza.
Era il principio di quello sgretolamento dell’autorità dei Signori localiper cui i Velo, i Da Breganze, i Da Castelletto si illuderanno di essere ancora dei domini ma non riusciranno più ad imporre la loro dispotica volontà suiliberi comuni (A.Busato) 

Due anni dopo, il 30 settembre 1204, si tenne sempre a Cogollo, in località Pràdella Warda, una riunione analoga, dove vennero definiti i confini deiterritori sulla sinistra dell’Astico, ai quali erano interessati i Comuni diCogollo, Caltrano, Chiuppano e dei Sette Comuni dell’Altopiano.

LA REPUBBLICA DI VENEZIA

Ma intanto Venezia da rifugio dalle invasioni barbariche è diventata una potenza che domina i mari, ormai affrancata da Bisanzio si rivolge versol’entroterra e dal 1400 queste valli, trascorso il periodo delle signoriedegli Ezzelini (1216-1259), dei Padovani( 1266-1311), degli Scaligeri(1312-1387), dei Visconti (1388-1404) sono sotto l’ala protettrice dellaRepubblica di Venezia.
Venezia si preoccupò subito di stabilire i confini tra le montagne dell’Alto Astico-Posina e il territorio austriaco, ma non riuscì mai a impedire il passaggio delle truppe imperiali tedesche che nel corso dei secoli XVII e XVIII invadevano queste valli per scendere in pianura a sostenere leguerre, con effetti immaginabili sulle popolazioni.
Per il resto scarse sono le notizie sulla vita locale tranne che il funzionamento dell’istituzione comunale conservava ancora il carattere democratico del comune medievale; nei documenti del 1600 si legge che il“degan” (decano) su ordine del sindaco convocava le assemblee dei capi famiglia per discutere le questioni di particolare importanza; a Cogollo il raduno avveniva ancora in località “Prà della Warda” di longobarda memoria. (S. Zordan) 

Certamente la vita non era facile, tra eserciti di passaggio, guerre,ricordiamo tra le altre la guerra di Cambrai contro Venezia, quando nel 1516 Posina, Fusine, Castana e Arsiero furono incendiate dagli imperiali, Cogollo non deve aver subito diversa sorte…
E poi le pestilenze e i contagi come nel 1630 quando la peste, di manzoniana memoria, colpì il nord Italia decimando le popolazioni.

FRANCIA E AUSTRIA

Alla fine del 1700, la Repubblica di Venezia cessa definitivamente di esistere sotto i colpi dell’esercito di Napoleone che a Campoformido (1797) cederà il territorio della Serenissima all’Austria.
Immaginiamo il disorientamento, forse l’indifferenza delle popolazionilocali al passare dai veneziani agli austriaci, e poi dopo Austerlitz, di nuovoai Francesi, per poi, dopo Waterloo (1815) ancora all’Austria nel RegnoLombardo-Veneto. Grandi furono le riforme Napoleoniche (stato civile ai Comuni,leva obbligatoria, istruzione obbligatoria, cancellazione delle classi sociali), in parte annullate durante il dominio austriaco che durò fino al1866, anno dell’annessione plebiscito (?) al Regno D’Italia. 

La vita delle nostre valli scorre senz’altro in un’altra dimensione, le prime fabbriche, la consueta, dura lotta nei campi, i terrazzamenti sulle pendici dei monti e i boschi; ma anche precarie condizioni economiche che determinano alla fine del 1800 l’emigrazione di larghi strati di popolazione rurale; fenomeno di spopolamento che queste valli conobbe anche nel secolo successivo e mai definitivamente cessato.

XX SECOLO

L’inizio del ‘900 è caratterizzato da tensioni tra le grandi potenze europee, impegnate nella consueta (per l’epoca) politica espansionistica e coloniale, ritenuta di fondamentale importanza per risolvere i problemi economici interni ma anche per affermare la propria supremazia nazionale, etnica e religiosa.
Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, ilterritorio vicentino si trovò direttamente coinvolto nel conflitto, non a caso lo stendardo della Provincia riporta i quattro famosi ossari del Monte Pasubio,M. Cimone, Asiago e M. Grappa.
Cogollo del Cengio, assieme agli altri Comuni della valle fu subito area diconfine, retrovia delle prime linee italiane che sull’Altopiano di Asiago fronteggiavano l’avanzata austriaca.
Divenne così crocevia di truppe, mezzi, grazie anche alla linea ferroviaria Piovene – Asiago inaugurata provvidenzialmente già nel 1910.
Gli austriaci nel frattempo, al culmine della Strafexpedition, avevano occupato Arsiero il 28 maggio del 1916 ed erano arrivati fino a località Schiri, anche sull’Altopiano di Asiago erano avanzati fino al bordo meridionale da dove vedevano l’anelata pianura vicentina, proprio da quel M. Cengio, teatrodi successive epiche battaglie per la riconquista, che legherà per sempre il proprio nome a Cogollo. 

Il dopoguerra restituisce un territorio martoriato, i profughi ritornano alleloro case, ma tutto è da ricostruire e non c’è lavoro per tutti, cosìmolti partono in cerca di fortuna verso il Sudamerica, Francia, Belgio.
Verrà poi il fascismo e la seconda guerra mondiale, ma questa è storia recente, ricordi ancora vivi nella memoria dei nostri anziani.

LOCALITA’ CARATTERISTICHE

La Fontanella di Mosson 

Non esistono scritti o documenti della sua epoca. Si pensa che gli insediamenti nelle vicinanze (Colombara, Palazzo dei “Sucoi”) siano sorti vicino ad una sorgente d’acqua.

Fontanella Mosson
Nel 1896 durante i lavori di scavo per le fondamenta di costruzione della chiesa parrocchiale, fu trovato il passaggio d’acqua che alimentava la fontanella. Per ristabilire nuovamente il corso d’acqua furono messi dei coppi,uno sopra l’altro. Vicino alla chiesa si trova la “Giassara”. D’inverno veniva riempita di neve, dal piazzale davanti alla chiesa. Il ghiaccio veniva prelevato attraverso una porta con corridoio che porta all’interno della”Giassara” (attualmente l’entrata si trova sotto il palcoscenico della sala ex-cinema). Il ghiaccio serviva d’estate alle persone che si procuravano traumi e agli ammalati. Nel corso del 1997 e 1998 la Fontanella è stata recuperata dal gruppo Alpini di Mosson con il contributo dell’Amministrazione Comunale ed èstata inaugurata il 24 maggio 1998. 

“Il Fosso”

L’origine storica di questo sito è assai incerta, comunque antica, essendo legata al ricordo delle persone più anziane del paese.
La data 1937 (XXV dell’era fascista) riportata sulla fontana non è la data di prima edificazione ma quella di restauro visto che il pozzo, lì vicino, servì per fare la calce utilizzata nella costruzione della chiesa parrocchiale, iniziata nel lontano 1912 e inaugurata nel 1927.

fosso
I canali servivano per fare il bucato. Il bestiame, oltrechè nei canali, poteva abbeverarsi anche in una vicina pozza alimentata dal troppo pieno. Sono oggi,ben visibili, i canali e il vicino pozzo già citato che serviva perl’attingimento di acqua potabile da parte della popolazione di Follon, che la trasportava manualmente con i “sici” e il caratteristico “bigòlo”.
L’area è stata sistemata dal locale Gruppo Antincendio Boschivo e Protezione Civile con il contributo dell’Amministrazione Comunale e inaugurata nel 1997. È oggi utilizzata come parco giochi e luogo per concerti all’aperto.
Può essere raggiunta comodamente in pochi minuti dalla centrale Piazza della Libertà. 

Il capitello dei “Bissui”

È un ricovero costruito in pietra bianca locale, sassr e laterizio. È a pianta rettangolare, la copertura è a due spioventi. All’interno nel Iato opposto all’ingresso c’è una nicchia. Il tempietto è ubicato sulla strada che porta ai Bissui a fianco della omonima sorgente. Ad esso si accede attraverso una ampia porta.

bissui
Verso la nicchia vi è un gradino che fungeva probabilmente da basamento per l’altare. La nicchia è ricavata con laterizio intonacato, sotto la sua volta cilindrica appare l’unico elemento ornamentale ancora visibile. Si tratta di una stella a cinque punte scolpita in un blocco di marmo infisso sulla sommità della nicchia stessa. All’interno della stella vi è iscritta una circonferenza,che funge da alloggio della croce ivi scolpita. Oltre alla funzione sacra sembra evidente anche quella di capitello-ricovero, date le sue dimensioni e soprattutto l’ubicazione vicino ad una sorgente che un tempo fungeva da lavatoio. Il capitello e l’area circostante sono stati recuperati dal gruppo Alpini di Cogollo nel 1990 ed inaugurato il 27 maggio 1990.
Il capitello può essere raggiunto con breve passeggiata partendo da Via Monte Cengio. 

Pozza del ”Lamareto”

lamaretto
È considerata da molti la più antica pozza di Cogollo. Anche in questo caso l’origine è però incerta. Serviva nei tempi passati per l’abbeveramento del bestiame e anche per il bucato (cosidetta “Iissia”). Situata al termine di Via Progresso, è stata sistemata da alcuni volontari della zona nel 1990 e costituisce oggi un piacevole punto di relax.

BIBLIOGRAFIA

Previtali A. “I Longobardi a Vicenza”
Maccà G. “Storia del territorio vicentino”
Gasparotto G “Ordini cavallereschi-religiosi”
Busato A. “Arsiero – panorama storico”
Zordan S. “La valle dell’Astico Corte Longobarda”
Cortellazzo M. “Noi Veneti”
Costa B. “Val di Tovo”
Panozzo L. “I capitelli di Cogollo del Cengio e Caltrano”
Rigon G. “La cultura germanica nell’Alto astico-Posina”

Ultimo aggiornamento: 31/07/2024, 15:35

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2
Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2
Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2
Inserire massimo 200 caratteri