Il Monte Cengio

Storia ed escursioni

Descrizione

La Storia
Il Monte Cengio è l’estremo lembo sud – ovest dell’Alti­piano dei Sette Comuni, strapiombante per oltre mille metri sulla Val d’Astico.
Nella primavera del 1916 gli Austro – Ungarici, nel corso dell’offensiva Strafexpedition, erano quasi giunti a “sboccare” nella pianura vicentina, quindi puntare su Venezia e Padova.  Uno dei baluardi difensivi del fronte italiano era costituito dal pianoro del Monte Cengio, la cui difesa fu affidata alla Brigata Granatieri di Sardegna. La lotta ebbe inizio il 28 maggio, ma nei giorni che vanno dal 30 maggio al 3 giugno divenne aspra. In cinque giorni rifulse l’amor di Patria e l’eroismo dei soldati dai bianchi alamari. Epico fu il giorno 3 giugno quando nacque una leggenda: dopo un susseguirsi di attacchi, contrattacchi ed atti di eroismo, Granatieri, ormai privi di munizioni, si avvinghiarono agli austriaci e con estremo spirito di sacrificio, si lanciarono nel fondo della Val d’Astico. Quello scoscendimento da allora prese il nome di “Salto del Granatiere”. Finalmente, a sera, quando lassù tutto era ormai distrutto, l’esercito austro  – ungarico fu fermato. Dopo tredici giorni di lotta la Brigata Granatieri di Sardegna aveva subito perdite che, a detta dell’Ufficio Storico del Mi­nistero della Guerra, “sono tra le più gravi che ricordi la storia militare”. Morirono oltre novecento Granatieri su seimila effettivi alla Brigata, ed altri duemila restarono feriti. Alle Bandiere dei due Reggimenti Granatieri (1° e 2°) fu concessa la medaglia d’oro al valor militare.
Nell’immediato dopoguerra il luogo è divenuto meta di pellegrinaggi da parte dei reduci e delle nuove generazioni di Granatieri.
Nel 1923 il Comune di Cogollo, in ricordo delle epiche gesta, propose ed ottenne di aggiungere al nome “Cogollo” la dizione “del Cengio”, prendendo, da allora il nome di “Cogollo del Cengio”.
Nel 1975 la Cima del Monte è stata donata al Museo Storico dei Granatieri di Sardegna e vi è stata eretta una chiesetta votiva in ricordo dei Granatieri caduti.
Con legge 534 del 27 Giugno 1967, il Monte Cengio è stato dichiarato Zona Sacra alla Patria.Escursioni sul Monte Cengio
L’area Monumentale del Monte Cengio è usufruibile anche per interessanti escursioni che partono  dal Piazzale Principe di Piemonte, m. 1286, raggiungibile comodamente in macchina e dove è presente un ampio parcheggio per lasciare la propria auto.

Tutta la zona è attraversata da  una mulattiera di arroccamento che consentiva alle truppe italiane di raggiungere la parte più alta della montagna attraverso una strada al sicuro dall’artiglieria austriaca, composta da gallerie, camminamenti e trincee della lunghezza di circa 4 km.
PS: Per questo tipo di escursione è indispensabile l’uso di una pila: all’interno delle gallerie è molto buio e solo in poche c’è l’illuminazione.
Molte escursioni sono anche possibili partendo dall’abitato di Cogollo del Cengio lungo i numerosi sentieri segnati dal CAI e tenuti in perfetto stato dai locali appassionati di montagna.

Sentiero CAI  648 sentiero delle Postazioni
Al M. Cengio per il sentiero delle Postazioni
dislivello 1080 mt. – ore 3.40
difficoltà E (escursionistico)
È uno dei più interessanti e panoramici sentieri della media Val D’Astico. Partendo da località  Bissui si incontrano i ruderi di una cisterna che serviva per il rifornimento idrico delle truppe dislocate sul M. Cengio. Nella parte mediana, su un erto crinale, si possono visitare n° 6 postazioni in caverna risalenti alla Grande Guerra. li sentiero è stato recuperato con le rispettive postazioni dal Gruppo Escursionistico Cogollese e dall’Ass. Croce Nera su indicazioni di Don Battista Zorzi esperto conoscitore della zona. Nella parte terminale, prima di innestarsi sul sentiero 651 al Corno del Maradeto, è stata posta a cura del GEC una ferratina intitolata al socio Beniamino Zordan.
Sentiero CAI 651
Da Cogollo al M. Cengio per la Sengella
dislivello 1080 mt. – ore 3.30
difficoltà E (escursionistico)
 Il sentiero venne realizzato nel corso della Grande Guerra dopo la battaglia del giugno 1916 e la successiva riconquista italiana del monte. Esso assicurava un ulteriore accesso tra la pianura e questo strategico monte. Per realizzarlo si traforò lo spigolo roccioso del crinale sud-est del Cengio fra la Val del Grumian e la Val Canaglia con 7 gallerie. Esso percorre in cresta il Col Mandre fino ad arrivare al piazzale Principe di Piemonte. Da qui seguendo sempre il sentiero 651, ci si inoltra nel tratto più pittoresco e panoramico della Val d’Astico. Si percorre la mulattiera di arroccamento costruita dagli italiani sulle pareti sud del Cengio nel 1917 e dedicata alla Brigata Granatieri di Sardegna che accanitamente difese il monte nel giugno del 1916. Il sentiero termina in vetta a quota 1354 (Zona Sacra) ai piedi della croce metallica e di un altare in marmo.
Sentiero CAI  639
Da Contro Pria al M. Cengio per Val di Sillà
dislivello 1130 mt. ore 3.30
difficoltà E (escursionistico)
L’avvio di questo sentiero è dalla Contrà  Pria. Nel primo tratto si percorre l’antica strada medioevale, ora anche ciclopista, che sale ai ruderi del Torrione Scaligero, posto allo sbocco della Val di Sillà, che serviva come torre di avvistamento per i castelli di Velo e Cogollo. II sentiero che risale la Val di Sillà era usato soprattutto per raggiungere le zone prative e di pascolo di Costa del Prà a metà del pendio, ma era anche di accesso ai pascoli alti di monte Costo, di Sillà alta e di monte Barco. Fino all’inizio della Grande Guerra questa era una delle vie per salire al M. Cengio utilizzata dai valligiani. Per questo sentiero tra fine maggio e inizio giugno 1916 salirà il grosso dei reparti Austroungarici per il decisivo attacco al monte Cengio.
Sentiero CAI 643
Da Casale al M. Cengio per San Zeno e Ronchi Alti
dislivello 1000 mt. ore 3.30
difficoltà E (escursionistico)
Il sentiero nella prima parte, seguendo i capitelli della Via Crucis, tocca la chiesetta di San Zeno, fondata probabilmente prima del 1000 dai monaci di San Zeno di Verona (prima della chiesetta resti di trincee e piccolo cimitero militare). La parte centrale dell’itinerario è di impronta militare, rilevanti i segni della Grande Guerra. Quello dei Ronchi alti è uno dei crinali più occidentali del M. Cengio a ridosso di Arsiero e delle postazioni Austriache di monte Cimone. Questo sentiero era di collegamento alle postazioni Italiane di cresta; a partire dalla Forcella q. 810 esso rimane defilato rispetto alle postazioni dell’artiglieria Austriaca. Nella parte sommitale, raggiunta località Capel de Fero, si segue un sentiero lastricato che porta a un osservatorio in caverna con vista sulla piana di Arsiero e monte Cimone e a breve alla vetta del M. Cengio.
Sentiero CAI  647 e 647A
Da Casale al M. Cengio per Val Cengiotta,
(da Cogollo al M. Cengio per Cason de Carolo e Val Cengiotta 647A)
dislivello 1000 mt. – ore 2.45 (ore 3 per 647A)
difficoltà EE (escursionistico per esperti a tratti)
Il sentiero risale verticalmente la Val Cengiotta ed era usato dagli abitanti di Casale per raggiungere i prati alti e i boschi a sud delle pareti strapiombanti del M. Cengio. A circa 700 mt. incrocia il più tranquillo sentiero 647A proveniente da Cogollo per la Val di Pianin, dove poco dopo si trova la nicchia dedicata a Sant’Antonio Abate protettore di Casale. Più su, dopo aver percorso il fondo della valle, si notano ancora i resti di alcuni baiti che servivano al pernottamento durante i lavori di sfalcio e taglio legna. La parte sommitale è su mulattiera militare che in breve porta al rifugio Granatiere e alla Zona Sacra del CengioDa ultimo anche le falesie che precipitano dal famoso Salto dei Granatieri sono percorse da innumerevoli vie di arrampicata ,  anche di grandi difficoltà,  che si raggiungono scendendo alla base della parete dal piazzale del Granatiere; tutte le vie raggiungono il sentiero di arroccamento per la cima, attraverso il quale si può comodamente ritornare alla macchina.alcune relazioni delle vie di arrampicata 

L’ALPINISMO sul  Monte Cengio
Il Monte Cengio  un’articolata parete rivolta a sud, sotto la mulattiera d’arroccamento, suddivisa in 5 pilastri di placche lisce, compatte e sormontate da tetti. Essa cominciò ad attrarre l’attenzione degli alpinisti vicentini solo negli anni ’60, quando le tecniche di arrampicata permisero di poter avere ragione degli strapiombi della parete. La prima via fu tracciata dalla guida Bortolo Fontana con G. Tasinazzo il 26/10/1966 a sinistra dei tetti del pilastro centrale “la Sfinge” e fu denominata Via Arsiero (160 m, V+ e A2). Nei due anni seguenti lo stesso Fontana tracciò sul medesimo pilastro altre due vie: Via Marco dal Bianco con G. Loss il 22/10/1967, in ricordo di Marco dal Bianco, alpinista vicentino morto in un incidente stradale (150 m, VI e A1) e la Via degli eroi con V. Busato ed E. Brunello il 22/09/1968 che supera direttamente i grandi tetti della Sfinge (160 m, V+ e A3). Dopo queste prima esplorazioni, nel 1972 R. De Stefani, A. Castelli e B. Tonidandel scalarono lo spigolo sud-sudovest a sinistra della Sfinge secondo un itinerario ormai abbandonato, nel 1977 R. Borgo, A Bonaguro e F. Zuccolo salirono lo spigolo della Cuspide, un torrione che pende sopra la strada di arroccamento, aprendo così la Via Prima (120 m, VI+), ancora oggi grande classica e nel 1977 F. Zuccolo, O. Zordan e F. Calgaro, alpinisti di Arsiero scalarono l’ultimo dei pilastri della parete secondo una via diretta oggi abbandonata.

È a partire dagli anni ’80 che il Cengio viene salito sistematicamente anche in un’ottica di arrampicata sportiva: nascono così la Via per la macchia bianca (100 m, VI, Zuccolo e Borgo 1980), Giancarlo Milan (120 m, VI e A0, Balasso e Moretti nel 1984), Via 4 Gati (150 m, V e A2, Dal Balcon, Zuccolo e Meneghini nel 1982), Via Viaggio nel Passato (180 m, VI e A3, Calgaro e Pellegrini nel 1987) e via Diego Fantuzzo (170 m, VII e A2, Calgaro Pellegrini e Capozzo nel 1987).

È il 1985, quando Franco Zuccollo, dopo aver ripetuto e relazionato le vie di roccia fino allora conosciute, pubblica la prima guida alpinistica storica della zona: “50 arrampicate sulle Prealpi venete occidentali” sottotitolato “anche se non è California”, dando visibilità alle vie presenti al Monte Cengio

Dalla metà degli anni ’80 passa il testimone alle nuove leve dei Quattro Gatti che, attorno alla figura del Presidente Gippo Meneghini, saranno gli attori del nuovo millennio fino al nostro tempo. Così i Quattro Gatti, Milco Meneghini, Mauro Genero, Alberto Pettinà, Mario Schiro, Luca Nardello e Gippo Meneghini, di volta in volta in formazioni diverse, realizzano nuove prestigiose salite: la Via dei Meneghini, Progetto futuribile, Banshee, I fiori della cicuta, Gatto Silvestro…

La pubblicazione nel 2002 de “l’Arrampicario”, la guida di arrampicata di Mario Schiro, con la catalogazione sistematica degli itinerari porta, ulteriormente a conoscenza il Monte Cengio anche oltre i confini della Valle.

Nello stesso tempo un altro attivissimo arrampicatore, da sempre esploratore delle pareti delle Prealpi Vicentine, Tranquillo Balasso, con vari compagni che di volta in volta lo accompagnano, Erminio Xodo, Guido Casarotto, Stelvio Frigo, Sergio Antoniazzi, apre vari itinerari sulla parete tra i quali: Erica e Alice, Crazy Diamond, El gnaro del cuco, Pietra di Damocle, Starway To Heaven, Loli, Transito consentito, La prima Volta, La bamba e altri.

Questa parete con i suoi itinerari moderni, Anaconda, L’uomo torcia e i tre porcellini, Le mille di Gippo e le ultime, ad opera di Federico Rollari e Ivo Maistrello, Etica borderline, Highway to hell e Via sfuggente (dedicata a Beppe Pierantoni), rappresentano per il Gruppo Roccia Quattro Gatti, oltre che una palestra di arrampicata, una filosofia di vita e un modo di essere. Tra queste rocce ci si sente attori del gesto perfetto, fatto di raffinati equilibri, in sospensione nell’esile confine che delimita la terra e l’aria. Le linee di salita rappresentano il percorso ideale verso la Cima, attraversano i sentimenti più veri e conducono a scoprire un più vasto orizzonte

Ultimo aggiornamento: 31/07/2024, 15:10

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